Risguardo di copertina
gaetano azzariti (napoli 1881 - roma 1961) fu magistrato del regno, segretario per la revisione dei codici delle colonie e segretario particolare dei ministri scialoja e mortara nell’italia liberale giolittiana. potente direttore dell’ufficio legislativo per tutta l’epoca fascista, consigliere di corte d’appello e presidente di sezione della cassazione, dopo l’emanazione delle leggi razziste del 1938, che contribuì a redigere, divenne anche presidente del tribunale della razza. alla caduta del fascismo, fu brevemente ministro di grazia e giustizia durante il governo badoglio. dopo la guerra, sottoposto a procedimento di epurazione, riuscì a sottrarsi alla richiesta di messa a riposo e anzi venne cooptato da palmiro togliatti nel ministero di grazia e giustizia, dove contribuì a scrivere l’amnistia per i reati fascisti del 1946. dal 1957 fu giudice della corte costituzionale repubblicana, diventandone presidente l’anno dopo e fi no alla morte. in tale veste redasse la storica sentenza n. 1 della corte, e fu protagonista di aspri scontri con i primi governi repubblicani. gaetano azzariti è stato dunque un uomo in grado di attraversare la storia del nostro paese sempre in posizioni di primo piano e di passare indenne attraverso tutti i cambiamenti più traumatici, dal regime liberale alla dittatura fascista, e da questa alla democrazia. onorato da una via a lui dedicata a napoli e da un busto al palazzo della consulta, la sua vicenda iniziò a fare scandalo nel 2015; in seguito, la via venne cancellata e intitolata a una bambina ebrea deportata, mentre il busto venne rimosso, ufficialmente per restauro. il nodo centrale era, naturalmente, il tribunale della razza e il ruolo del magistrato nel regime fascista.