Risguardo di copertina
il cane è un animale superiore. lo adottiamo perché diventi un amico, non uno schiavo. e invece ci aspettiamo che siano affettuosi come bambini e autonomi quanto gli adulti, che siano di compagnia quando ne abbiamo bisogno e invisibili per il resto del tempo, che siano sani ed efficienti anche se li abbiamo selezionati solo per essere belli. il risultato? incomprensione e involontarie crudeltà, più spesso di quanto pensiamo. per esempio, sembra che ci capiscano al punto di prevedere ciò che stiamo per fare, perché sono molto sensibili al linguaggio del corpo; ma sbagliamo nell'attribuire loro pensiero strategico perché sono intrappolati nel presente, incapaci di concepire cause e conseguenze delle loro azioni. vivono nella nostra stessa casa ma la percepiscono in modo diverso: noi con gli occhi, loro con il naso; è improbabile che si lamentino del colore che abbiamo scelto per le pareti del salotto, ma l'odore della vernice o dei nostri detersivi probabilmente offende il loro olfatto. ed è inutile sgridarli e colpirli: ci sono precise ragioni evolutive e sociali per cui rispondono molto meglio alle ricompense che alle punizioni. in questo libro, risultato di vent'anni passati a studiare il loro comportamento, john bradshaw sovverte buona parte dei luoghi comuni sui cani e su come si debba interagire con loro. tranne uno: sono davvero i nostri migliori amici, e si ritengono parte della nostra famiglia.