Risguardo di copertina
il 29 luglio 1983 un terrificante boato irrompe in casa chinnici. giovanni ha diciannove anni e una vita intera davanti; ma in quella giornata di sole, una delle trecento di cui gode ogni anno la sicilia, ancora non sa che dovrà viverla senza quel padre amato, forte e rispettato che risponde al nome di rocco chinnici. ucciso sotto casa con la prima auto-bomba della mafia, il giudice chinnici, il «maestro» di falcone e borsellino, fu colui che alla fine degli anni settanta capì l'importanza di lavorare affinché le istituzioni riconoscessero l'esistenza del fenomeno mafioso e lo affrontassero con gli strumenti adeguati; colui che istituì quello che, qualche mese dopo il suo omicidio, divenne noto come il pool antimafia di palermo. giovanni chinnici riannoda il filo della propria esistenza e di una parte fondamentale del nostro paese, mettendo in luce le gioie e i timori di un giudice consapevole del proprio tragico destino, ma deciso a spendersi fino all'ultimo. lo fa rievocando momenti di vita personale – dalle estati spensierate a san ciro alle ore trascorse in tribunale osservando suo papà lavorare – e attraverso i momenti più delicati e significativi della carriera del padre, dalle indagini sul rapporto tra mafia e poteri economico-politici agli omicidi di piersanti mattarella e carlo alberto dalla chiesa. sullo sfondo, una palermo dapprima felice, poi tormentata dalla seconda guerra di mafia e addolorata per le morti dei ragazzi a causa dell'eroina, attraversata da una profonda trasformazione urbanistica e sociale, ma sempre sovrastata da un cielo azzurrissimo e illuminata da una luce accecante. trecento giorni di sole è il racconto di un figlio che non ha avuto il tempo di parlare da uomo a uomo con suo padre, è il racconto di un magistrato che ha lottato per squarciare il velo su un fenomeno, quello mafioso, di cui pochi allora erano disposti a riconoscere l'esistenza; è il racconto di un uomo che, a costo della vita, ha lottato per rendere l'italia un paese migliore.