Risguardo di copertina
i confini tra il pubblico e il privato sono sempre più indefiniti. il ruolo dello stato moderno, nato per separare pubblico e privato, è cambiato profondamente negli ultimi anni e ha subito radicali trasformazioni nel modo di governare e amministrare la cosa pubblica. viviamo sempre di più nell'era dello stato privatizzato, o, per meglio dire, in una privatocrazia , dove lo stato dirige, ma è il privato che spesso gestisce. se prima governare significava spendere e amministrare direttamente, ora non di rado equivale a coordinare e incentivare una serie di attori privati sfruttandone le capacità organizzative e l'autonomia decisionale. una privatizzazione incalzante che è ormai un fenomeno di scala globale: per decenni i governi di tutto il mondo hanno promesso una maggiore efficienza rivolgendosi a società private per fornire beni pubblici, quali la sanità, l'istruzione e i trasporti. tragicamente, la pandemia di covid-19 ha mostrato la falsità di tale promessa, mettendo in luce l'inefficienza e l'ingiustizia di molti sistemi privatizzati. in italia, ad esempio, sono emersi i limiti della privatizzazione della sanità; prima ancora, dell'istruzione. ma la minaccia più profonda che la privatizzazione pone al nostro ordine democratico, mettendo in discussione la sua stessa legittimità, resta invisibile e assente dal dibattito pubblico. affrontando il tema del rapporto tra pubblico e privato da un punto di vista politico, e non in termini di mera efficienza economica, chiara cordelli propone una riflessione sulla trasformazione dello stato contemporaneo. una diagnosi lucida, che dimostra come la tendenza a privatizzare metta a rischio la legittimità dello stato democratico stesso, compromettendo la ragione fondamentale per la quale esso esiste. un'analisi che permette di comprendere la natura del conflitto profondo tra privatizzazione e legittimità democratica e di immaginare un nuovo modo di concepire e gestire collettivamente la cosa pubblica.