Risguardo di copertina
tic-tac, l'appassionato attivista con più tic di tutto il sistema solare; angelo franchi, figura mitologica, metà uomo e metà telecamera; provolazzi, produttore esecutivo con un'insana passione per l'ornitologia; tom-tom, la guida più inutile di tutto il continente dai tempi di livingstone; paola, l'autrice chiamata dagli africani mama paùla; e giobbe: sono i magnifici sei, sempre pronti a partire quando dall'africa giunge un invito per andare a conoscerla e a raccontare qualche tessera del suo straordinario mosaico. leggere queste pagine significa essere disponibili a chiudere le proprie certezze in uno zainetto e salire insieme a questo spassosissimo drappello di esploratori su uno degli sgangherati mezzi di trasporto che attraversano il grande continente a forma di cuore dove è nato l'homo sapiens. ed è così, procedendo lungo un percorso a zig zag, fatto di soste, deviazioni ed esilaranti incidenti di percorso, che anche noi diventiamo partecipi di un'indimenticabile avventura africana vissuta con gli occhi spalancati di chi vuole capire e con il sorriso limpido di chi sa cogliere l'ironia che la sorte spesso porta con sé.
Risguardo di copertina
ogni libro di giobbe covatta è diventato un best-seller. stavolta il tema è il razzismo. al centro, le trasmissioni di una fantomatica radio tele canto e tele suono, "ovvero canzoni per i bianchi e mazzate per i neri" con i suoi radiogiornali del mattino, i radiodrammi ("la topina commedia"), le grandi inchieste che mettono a confronto, in modo esilarante, bambini neri: mobutu, taganaca, amria e tanti altri piccoli compagni coi loro privilegiati coetanei bianchi. c'è anche un diario di san giuseppe che racconta la nascita di gesù bambino. nero. si ride, anzi si sghignazza, ma si pensa anche molto con questo libro di covatta. perché netta è la sua denuncia dei problemi e delle ingiustizie del terzo mondo, perché un bravo comico deve sapere divertire anche sugli argomenti più seri, perché inequivocabile - anzi appassionata - è la presa di posizione di covatta a favore di un'africa che lui conosce bene (c'è stato infatti una quindicina di volte). certo, far ridere su un tema come il razzismo è difficile, perché i tasti sono dolenti e si rischia di urtare tante suscettibilità, ma, per concludere con le parole dell'autore, "proprio per questo va a finire che il messaggio diventa fortissimo e capace di andare dritto nei cervelli e nelle coscienze del pubblico".