Risguardo di copertina
si può ricostruire la propria vita come se si trattasse di un processo il cui giudice altri non è che il proprio super-io? in un serrato, folle e avvincente dialogo con se stesso jean d’ormesson ripercorre le tappe salienti della sua esistenza, iniziata tra la fine della prima guerra mondiale e la grande crisi. incalzato da un super-io severo, benevolo e a tratti spietatamente ironico, d’ormesson parla dei primi viaggi al seguito del padre diplomatico: inizialmente in baviera, dove impara a parlare tedesco prima di parlare francese, poi in romania e in brasile, fino al rientro in francia nel castello di famiglia. casato appartenente alla casta irrequieta e orgogliosa della nobiltà di toga, i d’ormesson danno poca importanza al denaro, ma questo non impedisce al piccolo jean di crescere circondato da autisti, cuochi, maggiordomi e cameriere, perché vi sono pur sempre gli obblighi imposti dal rango sociale. il lignaggio impone un codice di comportamento al quale è fuori questione non sottomettersi: si indossa lo smoking, la marsina, il frac e il cappello a cilindro; sono rigorosamente bandite espressioni come «caspita!», «piacere di rivederla», «buon appetito!» o «buon proseguimento », mentre «dopo cena» è preferibile a «le ventidue», riservata ai ferrovieri. tra governanti inflessibili che lo sculacciano con la spazzola per capelli, autisti che lo scorrazzano per boschi e sagre di paese e zii che gli trasmettono l’amore per la letteratura, jean cresce come un grande sognatore e un instancabile lettore che legge tutto quello che gli capita tra le mani: i manifesti sui muri, le ricette dei medici, i volantini per strada, da bambino, e oscar wilde e bergson da ragazzo. pur riconoscendo di essere nato con una camicia di finissima seta, circondato di privilegi, d’ormesson è però, soprattutto, figlio del suo tempo, un tempo dominato dal nazionalsocialismo di hitler e da una guerra che, con i suoi campi di concentramento, i bombardamenti a tappeto, il nucleare, le bugie e i delitti diventa pane quotidiano di una realtà a cui è impossibile sfuggire.