Risguardo di copertina
due uomini a confronto nella roma post-risorgimentale: il principe consalvo uzeda di francalanza, già protagonista dei viceré, e federico ranaldi. consalvo è un uomo di grandi ambizioni politiche, che crede di possedere per nascita il diritto di divenire qualcuno. e pur di raggiungere lo scopo non esita a cambiare casacca: conservatore coi conservatori, moderato coi moderati. per assecondare i socialisti, che teme, arriva persino ad accarezzare l'idea del socialismo per poi finire col combatterlo pubblicamente. federico al contrario è un puro di cuore, che solo sentendosi tradito da una società opportunista e vuota, diviene cinico e si disinnamora della vita.
Risguardo di copertina
nelle trincee della prima guerra mondiale, il fuoco inesorabile di un cecchino nemico uccide, uno a uno, i soldati che tentano di raggiungere un posto di vedetta sguarnito; col numero dei morti cresce il panico dei vivi che lo scrittore rende facendo ricorso alle immagini della più cruda fisiologia, nonché alle diverse tipologie dei fanti e soprattutto alle diverse parlate dialettali. pubblicato nel 1921, "la paura" è il più crudo fra i racconti che federico de roberto dedicò al primo conflitto mondiale; ed è il frutto più aspro e il più memorabile esito dell'ultima produzione del prolifico autore dei "vicerè", addirittura fra le prove più eminenti di tutta la sua opera. un canto del cigno, meglio ancora un ruggito: di rabbia impotente, di sorda protesta. la rappresentazione dei fanti che marciscono nelle trincee è impietosa, aliena da concessioni alla retorica patriottarda o populista. questo spaccato estremamente veritiero del paese reale non ha certezze da difendere né messaggi da diffondere, e di un solo sentimento è depositario: quello della "paura" più atroce, vale a dire di un immane sgomento di fronte alla guerra, di fronte all'obbligo di uccidere e di farsi uccidere.