Risguardo di copertina
agli inizi del novecento la germania era unanimemente considerata una delle nazioni più avanzate e intraprendenti. dinamica, sotto molti aspetti all'avanguardia nel campo delle riforme e dello stato sociale, era l'unico paese europeo in grado di contendere agli stati uniti il ruolo di simbolo della crescita e del progresso. l'autoritarismo era meno accentuato che in altri stati, l'antisemitismo meno diffuso che altrove. le istituzioni pubbliche erano vitali, i partiti politici e le elezioni rappresentavano ormai una prassi consolidata. come è stato dunque possibile che, in poco più di una generazione, questo paese equilibrato e moderno abbia potuto gettare l'europa nel baratro della disperazione e della rovina morale, fisica e culturale? alla luce della documentazione resasi di recente disponibile, richard j. evans riscrive la storia di quello che nella coscienza collettiva resta il più tragico e inspiegabile periodo del xx secolo, allargando la prospettiva così da includere non solo gli eventi militari e politici, ma anche quelli sociali, psicologici e inerenti alla vita quotidiana del popolo tedesco. è un racconto inquietante anche perché, sostiene l'autore, la via nefasta imboccata dalla germania era solo una delle tante possibili. le radici del terzo reich affondano forse nell'epoca di bismarck, ma solo una successione fatale di circostanze ha permesso che si arrivasse alla presa del potere da parte di hitler e del nazismo. con autorevolezza e partecipazione emotiva, evans dipinge un paese dilaniato da una serie di rovinose crisi economiche, politiche e sociali: la prima guerra mondiale, il trattato di versailles, l'iperinflazione, la "grande depressione", il fallimento della repubblica di weimar. uno dopo l'altro questi micidiali colpi abbatterono o cancellarono quasi tutto ciò che di positivo c'era in germania, spianando la strada all'ascesa di una mostruosa ideologia. le conseguenze di quell'evento avrebbero cambiato il mondo e con esse ancora oggi dobbiamo fare i conti.
Risguardo di copertina
agli inizi del novecento la germania era unanimemente considerata una delle nazioni più avanzate e intraprendenti. dinamica, sotto molti aspetti all'avanguardia nel campo delle riforme e dello stato sociale, era l'unico paese europeo in grado di contendere agli stati uniti il ruolo di simbolo della crescita e del progresso. l'autoritarismo era meno accentuato che in altri stati, l'antisemitismo meno diffuso che altrove. le istituzioni pubbliche erano vitali, i partiti politici e le elezioni rappresentavano ormai una prassi consolidata. come è stato dunque possibile che, in poco più di una generazione, questo paese equilibrato e moderno abbia potuto gettare l'europa nel baratro della disperazione e della rovina morale, fisica e culturale? alla luce della documentazione resasi di recente disponibile, richard j. evans riscrive la storia di quello che nella coscienza collettiva resta il più tragico e inspiegabile periodo del xx secolo, allargando la prospettiva così da includere non solo gli eventi militari e politici, ma anche quelli sociali, psicologici e inerenti alla vita quotidiana del popolo tedesco. è un racconto inquietante anche perché, sostiene l'autore, la via nefasta imboccata dalla germania era solo una delle tante possibili. le radici del terzo reich affondano forse nell'epoca di bismarck, ma solo una successione fatale di circostanze ha permesso che si arrivasse alla presa del potere da parte di hitler e del nazismo. con autorevolezza e partecipazione emotiva, evans dipinge un paese dilaniato da una serie di rovinose crisi economiche, politiche e sociali: la prima guerra mondiale, il trattato di versailles, l'iperinflazione, la "grande depressione", il fallimento della repubblica di weimar. uno dopo l'altro questi micidiali colpi abbatterono o cancellarono quasi tutto ciò che di positivo c'era in germania, spianando la strada all'ascesa di una mostruosa ideologia. le conseguenze di quell'evento avrebbero cambiato il mondo e con esse ancora oggi dobbiamo fare i conti.