Risguardo di copertina
ci sono giorni in grado di cambiare per sempre la storia. il 1° settembre 2004, a beslan, nell’ossezia del nord, davanti alla scuola elementare e media numero 1 sono riuniti gli alunni, impazienti di iniziare il nuovo anno scolastico. è la giornata della conoscenza, una delle ricorrenze sovietiche che ancora si festeggiano in pompa magna, e il cortile è gremito, tra genitori, parenti, cronisti locali e semplici curiosi. alle nove e un quarto, improvvisamente, riecheggiano degli spari: è l’inizio di un incubo che durerà tre giorni, durante i quali un commando di terroristi tiene in ostaggio più di mille persone, sotto lo sguardo impotente delle autorità e del mondo. un blitz dei corpi speciali russi segnerà il tragico epilogo, costato la vita a 334 vittime, di cui 186 bambini. a vent’anni di distanza, sono molti gli interrogativi ancora aperti, troppe le ombre residue sulla vera identità di quegli uomini e sui loro obiettivi. nel tentativo di trovare risposte, erika fatland si è recata a beslan per due lunghi soggiorni, con lo sguardo della giovane antropologa che poi sarebbe diventata una tra le più grandi narratrici europee dei luoghi di frontiera. scandagliando gli atti giudiziari e i rapporti delle commissioni d’inchiesta, ma soprattutto incontrando chi ha vissuto il dramma sulla propria pelle, in questo toccante racconto ci consegna le testimonianze dei superstiti, di chi ha perso l’unico figlio e di chi è stato costretto a scegliere quale tra due bambini trarre in salvo, ma anche di blogger e giornalisti che hanno rischiato la vita per scoprire la verità, nonostante le minacce ricevute. ricostruendo sullo sfondo la storia del caucaso, getta nuova luce sull’operato senza scrupoli di vladimir putin e fornisce un punto di vista unico su questa regione tormentata: che cosa la rende così ingovernabile? dove nascono i conflitti e perché rimane una polveriera?
Risguardo di copertina
con il crollo dell'unione sovietica nel 1991, le cinque repubbliche dell'asia centrale fino ad allora controllate da mosca ottengono l'indipendenza. nel corso di settant'anni di regime sovietico, turkmenistan, kazakistan, kirghizistan, tagikistan e uzbekistan, i paesi che, dalle catene montuose più alte del mondo al deserto, segnavano un tempo la rotta della via della seta, sono in qualche modo passati direttamente dal medioevo al ventesimo secolo. e dopo venticinque anni di autonomia, tutte e cinque le nazioni sono ancora alla ricerca della loro identità, strette fra est e ovest e fra vecchio e nuovo, al centro dell'asia, circondate da grandi potenze come la russia e la cina, o da vicini irrequieti come l'iran e l'afghanistan. a unirle sono i contrasti: decenni di dominio sovietico convivono con le amministrazioni locali, la ricchezza esorbitante data da gas e petrolio con la povertà più estrema, il culto della personalità con usanze arcaiche ancora vitali. e mentre le steppe si riempiono di edifici ultramoderni e ville sfarzose abitate dai nuovi despoti, continuano a sopravvivere la passione per i tappeti e i bazar, l'amore per i cavalli e i cammelli, e innumerevoli tradizioni che rendono una visita alla regione e ai suoi abitanti indimenticabile. nel suo reportage sui paesi alla periferia dell'ex unione sovietica, erika fatland unisce un approfondito lavoro di ricerca e analisi geopolitica al gusto dell'avventura.