Risguardo di copertina
esistono innumerevoli parole ed espressioni che fanno parte del nostro linguaggio quotidiano e che spesso, erroneamente, consideriamo una recentissima acquisizione dalla lingua inglese. quando ci sediamo davanti a un monitor, magari per seguire le lezioni di un tutor o per aggiornarci sull'andamento dell'ultimo summit internazionale attraverso i mass-media, ci sentiamo all'avanguardia e fieri di avere grande dimestichezza con il mondo anglosassone, dimenticando che dobbiamo tanta «modernità» al latino che parlavano i nostri avi. nell'insolita veste di cultore di una lingua con la quale ha avuto l'opportunità di confrontarsi fin da giovanissimo, vittorio feltri risale alle origini di vocaboli e locuzioni di uso comune, illustrandone la genesi e il significato talvolta travisato nel corso del tempo. molti resteranno forse delusi scoprendo che il celeberrimo alea iacta est - «il dado è tratto» attribuito a cesare e da sempre usato per sottolineare con fare solenne l'irrevocabilità di una decisione presa - potrebbe essere frutto di un'errata trascrizione da svetonio, e che la frase corretta (alea iacta esto, «si lanci il dado») era probabilmente un imperioso invito a gettare il cuore oltre l'ostacolo, in questo caso il rubicone. ma nelle belle pagine di feltri, non certo un noioso compendio di letteratura latina, trovano posto anche gli inevitabili e pungenti accenni all'oggi, sia con poco edificanti esempi di quanto siano attuali il do ut des e l'homo homini lupus, sia, per nostra fortuna, con le storie di personaggi che dimostrano il valore del detto per aspera ad astra.
Risguardo di copertina
"siamo legati a una strana idea della politica. non la consideriamo lo strumento che dovrebbe permetterci di vivere meglio, ma una religione, nei confronti della quale c'è solo fede cieca e nessuna voglia di ragionare. si procede senza valutare il proprio interesse, comportamento tipico di un paese che non sa cosa sia la patria, quindi si attacca a un partito, a una confessione religiosa, talvolta al calcio. tutto, pur di non riconoscersi come popolo unico e come patria." gennaro sangiuliano e vittorio feltri ripercorrono le vicende fondamentali del dopoguerra, dalle origini della repubblica fino alla nostra desolante attualità, per giungere a una conclusione sconfortante: l'italia è una repubblica senza patria, che è come dire uno stato senza nazione, fatto di cittadini che si riconoscono solo nel proprio gruppo, che perseguono solo il proprio tornaconto. gennaro sangiuliano ricostruisce storicamente la cronaca degli anni fra il 1943 - dalla firma dell'armistizio e dalla fuga del re - e gli anni settanta del novecento. la matrice che a suo parere unisce tutte le esperienze politiche italiane è la divisione, la mancanza di una prospettiva condivisa della stato e dello sviluppo economico e culturale della nazione. vittorio feltri racconta invece gli anni della nostra storia più recente: dall'esperienza del centrosinistra di fanfani alla strategia della tensione; da mani pulite alla nascita della lega e all'avvento di silvio berlusconi sulla scena politica italiana.