Risguardo di copertina
dopo la morte della madre, pierre fauré lascia parigi per trascorrere il mese d’agosto in provenza da françois, un vecchio amico ritrovato per caso. l’incontro con la foresta, i suoi sentieri, la sua luce, la sua immutabilità e il suo silenzio fa intuire a pierre – un uomo semplice, contabile di una piccola impresa – l’esistenza di un regno insospettato dove il tempo, lo spazio e le sensazioni sembrano essersi immobilizzati in bilico fra sogno e realtà. ma c’è un altro incontro ad attenderlo: è marie, che un giorno appare sulla soglia della stanza che lo ospita, un «povero animale malato» che françois ha trovato sul ciglio della strada nell’estate del 1940 e ha salvato dall’internamento in manicomio. è lei a innescare in pierre un moto di rivolta per l’inutilità della propria vita. contro il parere di tutti decide di portarla con sé a parigi, dove per mesi si ostina a cercare di far uscire la giovane donna dal limbo dell’inconsapevolezza e dell’oblio nel quale è sprofondata. solo un miracolo potrebbe salvarla. e così accade: grazie alla dedizione a alla pazienza di pierre, marie riuscirà a ritrovare la sua umanità, la sua memoria, il suo passato. e a uscire dall’oblio saranno in due: pierre scoprirà il senso della vita e deciderà di ricominciare, salvato dal suo stesso miracolo.
Risguardo di copertina
un tassista russo vaga per le strade buie della parigi degli anni trenta. è una parigi misera e splendida, popolata da un sottobosco di personaggi ai margini: nobili decaduti, filosofi alcolizzati, emigrati afflitti da manie di persecuzione, prostitute che imparano la professione da frequentatrici del demi-monde finite in disgrazia. sono animali notturni, le mille sfaccettature della disperazione umana. incontri fugaci regolati dal caso, compagni di viaggio con cui condividere un pezzo di strada nell’inevitabile cammino verso la morte. il tassista osserva, ascolta e si lascia trascinare nelle loro tragiche, insulse esistenze per sfuggire alla solitudine che lo attanaglia e all’amara consapevolezza della vacuità della propria vita, una vita priva di legami e di futuro, una vita da esule, da eterno viaggiatore in terra straniera. sullo sfondo di questo pellegrinaggio senza meta aleggia lo spettro della grande russia, patria perduta e rimpianta, della quale in queste pagine si respira tutto il fascino malinconico. un romanzo cupo e toccante che ha molto di autobiografico: gajto gazdanov trascorse gran parte della vita in francia, dove si guadagnava da vivere svolgendo i lavori più umili, fra cui quello di tassista notturno. considerato una delle voci più interessanti dell’emigrazione russa, definito un nabokov senza lolita e paragonato a un proust che si fa tassista, oggi è un vero e proprio classico moderno.