Risguardo di copertina
ci fu un tempo in cui l'europa era il centro del mondo. la sua supremazia si estendeva su tutto il pianeta, in ogni campo del sapere e dell'agire. accadeva cento anni fa, all'apice di un'ascesa iniziata quattro secoli prima, con la scoperta del nuovo mondo e la circumnavigazione dei continenti da parte di intrepidi navigatori. all'inizio del novecento la guerra appariva un rischio evitabile con la diplomazia, dopo oltre quarant'anni di pace e di progresso che sembravano destinati a durare e a diffondersi nel mondo. improvvisamente, con la grande guerra, l'ottimismo crollò e l'europa mondiale naufragò nella tempesta che essa stessa aveva scatenato. con verve narrativa e affascinante erudizione, emilio gentile ricostruisce l'apogeo dell'europa e il ruolo di vero e proprio laboratorio che l'italia giocò in quegli anni: il nostro fu uno dei paesi in cui si manifestarono i primi segnali della crisi di un intero continente e i sintomi del crepuscolo di una civiltà di cui ancora oggi, a distanza di un secolo esatto, viviamo le conseguenze. ricostruire quel che accadde in quella stagione può aiutare a comprendere quel che succede oggi nel mondo del terzo millennio, in un momento in cui l'europa, sempre più indecisa, rischia di scivolare verso una definitiva e pericolosa marginalità.
Risguardo di copertina
in una approfondita conversazione con simonetta fiori, giornalista di "repubblica", emilio gentile riflette sul rapporto che la società italiana ha con il risorgimento e il suo patrimonio ideale, a centocinquant'anni dall'atto di nascita dello stato italiano. ne esce un ripensamento complessivo dell'esperienza risorgimentale che investe totalmente l'atteggiamento degli italiani verso lo stato nazionale. la nostra mancata coscienza nazionale e civile è stata sostituita da un generico senso di italianità, che costantemente oscilla tra miseria e nobiltà, in un processo di smarrimento collettivo, accentuato da una disordinata modernizzazione rimasta priva di una guida politica, e in cui non mancano le responsabilità del ceto dei colti e anche della storiografia italiana (e anglosassone), lungamente disattenta alla questione nazionale. dalle grandi divisioni ideologiche tra liberali e gramsciani all'attuale 'inno risorgimentale' che accomuna studiosi di ispirazione diversa, passando attraverso i processi contro il risorgimento degli ultimi decenni, gentile si confronta con i maestri e gli ispiratori della storiografia novecentesca - da croce a salvemini, da granisci a gobetti - per poi dialogare con renzo de felice e rosario romeo, fino a discutere le tesi degli attuali protagonisti del dibattito intellettuale, da ernesto galli della loggia a gian enrico rusconi, da giuseppe galasso a paul ginsborg e alberto mario banti, da denis mack smith a christopher duggan.