Risguardo di copertina
sono il tessuto connettivo delle nostre comunità e donano senso al mondo. ma nella società contemporanea, le narrazioni risultano effimere e inefficaci. la loro onnipresenza non è che un sintomo, e un segnale d'allarme. le narrazioni sono in crisi da tempo. da bussole capaci di dare senso all'esistenza collettiva sono ormai diventate una merce come tutte le altre. ridotte ad ancelle del capitalismo, si trasformano in storytelling e lo storytelling, ormai ubiquo, scade nella pubblicità, nel consumo di informazioni. l'accumulo di notizie ha preso, insomma, il posto delle storie. dati e informazioni, però, frammentano il tempo, ci isolano e ci bloccano in un eterno presente, vuoto e privo di punti di riferimento. a diventare impossibile è la felicità stessa. perché la vita, con tutti i suoi imprevisti, inciampi, tentativi ed errori, incontra la pienezza solo quando può essere condivisa e tramandata all'interno di una narrazione collettiva.
Risguardo di copertina
il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. la paura del dolore è cosí pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. il rischio, secondo han, è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. e l'attuale pandemia, argomenta il filosofo tedesco-coreano, con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite, è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. una rimozione che dobbiamo imparare a superare. attingendo ai grandi del pensiero del novecento, han ci costringe, con questo saggio cristallino e tagliente come una scheggia di vetro, a mettere in discussione le nostre certezze. e nel farlo ci consegna nuovi e piú efficaci strumenti per leggere la realtà e la società che ci circondano.