Risguardo di copertina
"sono passati dieci anni dall’assassinio di giovanni falcone e certamente assisteremo in occasione delle immancabili celebrazioni del decennale alla rituale appropriazione (qualche volta indebita) della sua memoria. la retorica dell’anniversario non mancherà certamente di spargere tante e tali cortine fumogene da nascondere una semplice verità: il tradimento, il tradimento generalizzato dell’enorme patrimonio morale, tecnico e culturale che ci ha lasciato. molti continueranno a sostenere di pensare e operare in linea con le sue convinzioni e i suoi insegnamenti. ma è proprio così? cosa è avvenuto in questi dieci anni?" francesco la licata ricostruisce le vicende salienti della vita di giovanni falcone, palermitano autentico, magistrato protagonista del pool antimafia e del maxiprocesso di palermo, giudice a cui era stata data una silenziosa delega in bianco per sconfiggere la mafia, e che dalla mafia è stato neutralizzato mediante l’isolamento e la delegittimazione, con accuse di protagonismo, opportunismo e smania di potere, fino all’epilogo della strage di capaci, il 23 maggio 1992. molto odiato e dopo la morte molto amato dalla sua città, falcone era un personaggio diffidente e schivo, tenace ed efficiente, estremamente competente, con il paradossale destino di essere attaccato da amici, come orlando, e sostenuto da altri, come martelli, che in passato erano apparsi distanti dalle sue convinzioni. in fondo, uno straordinario uomo normale che ha combattuto e pagato in prima persona nella lotta contro cosa nostra.