Risguardo di copertina
bisogna aver toccato l'abisso per saperlo raccontare. per descrivere il vuoto avvolgente di una ferita che diventa uno stigma o l'angosciante cantilena che rimbomba in una casa di cui si è da sempre l'unico inquilino. per restituire con la sola forza della voce certi angoli della metropoli, dove la suburra si fa rifugio e l'esclusione sollievo; per dire il loro improvviso, tragico trasformarsi da giardino delle delizie in inferno musicale. olivia laing rompe le pareti dell'ordinario e edifica all'interno della new york reale una seconda città, fatta di buio e silenzio: un'onirica capitale della solitudine, cresciuta nelle zone d'ombra lasciate dalle mille luci della grande mela e attraversata ogni giorno dalle storie di milioni di abitanti senza voce. un luogo in cui coabitano le esperienze universali di isolamento e i traumi privati di personaggi come andy warhol, edward hopper e david wojnarowicz; in cui ogni narrazione è allo stesso tempo evocazione e confessione. quella tracciata da olivia laing è una visionaria mappa per immagini del labirinto dell'alienazione. un flusso narrativo che investe le strade di new york e nel quale si mescolano la morte per aids del cantante klaus nomi e l'infanzia dell'autrice, cresciuta da una madre omosessuale costretta a trasferirsi di continuo per sfuggire al pregiudizio; gli esperimenti sociali di josh harris che anticiparono facebook e i silenzi dell'inserviente-artista henry darger che dipinse decine di quadri meravigliosi e inquietanti senza mai mostrarli a nessuno; l'inconsistente interconnessione umana dell'era digitale e l'arida gentrificazione di luoghi simbolici come times square.
Risguardo di copertina
è il solstizio d'estate, giorno in cui «si dice che la barriera tra i due mondi si assottigli», quando olivia laing, per superare una crisi depressiva che la attanaglia, decide di partire. l'acqua esercita su di lei un'attrazione istintiva: l'acqua placida di un particolare fiume del sussex, l'ouse, dove nel 1941 virginia woolf, dopo aver riempito di sassi le tasche del cappotto, si lasciò annegare. percorrerlo diventa più di una semplice gita; da quelle sponde fangose e inaccessibili defluiscono le più diverse storie. guerre del xiii secolo, cacciatori di dinosauri dell'ottocento, la vicenda di chi, sotto questa superficie, perse la vita: lo spettro di virginia woolf che esonda in queste pagine è, insieme ad altri illustri fantasmi - shakespeare, omero, auden -, compagno di viaggio instancabile che guida la scrittura poetica di olivia laing. il risultato è un libro che rifiuta di essere arginato: un fiume in piena, sinuoso e alimentato da tanti affluenti - racconto, riflessione sul paesaggio, memoir, saggio biografico -; un oggetto letterario impossibile da incanalare, che ci trascina come corrente nel profondo dell'anima di una grande scrittrice.