BREVE TRATTATO SULLA DECRESCITA SERENA
Genere: ECONOMIA
Formato: DAISY
Livello di lettura: PRIMO LIVELLO
Risguardo di copertina
la decrescita - sostiene l'autore - non è la crescita negativa. sarebbe meglio parlare di "acrescita", così come si parla di ateismo. d'altra parte, si tratta proprio dell'abbandono di una fede o di una religione (quella dell'economia, del progresso e dello sviluppo). se è ormai riconosciuto che il perseguimento indefinito della crescita è incompatibile con un pianeta finito, le conseguenze (produrre meno e consumare meno) sono invece ben lungi dall'essere accettate. ma se non vi sarà un'inversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. siamo ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su un'altra logica: quella di una "società di decrescita".
L'ABBONDANZA FRUGALE COME ARTE DI VIVERE
Genere: ECONOMIA
Formato: DAISY
Livello di lettura: PRIMO LIVELLO
Risguardo di copertina
il desiderio di felicità sembra essere un tratto congenito alla natura umana: è comune a ogni epoca e a tutte le culture. ma se le parole ci permettono di comunicare e di comprenderci, sono al tempo stesso fonte di malintesi. la parola «felicità», infatti, nasconde una trappola semantica. da un lato ha avuto per lungo tempo - dagli antichi greci al medioevo e alla prima modernità - un connotato etico: di armonia civile, indissolubilmente legata alla sfera pubblica e al buon governo, o di beatitudine spirituale, inscindibile dal divino e dal sacro. dall'altro lato, prima con la rivoluzione francese e poi con l'emergere del liberalismo, la felicità diviene invece un obiettivo dell'individuo, materiale e «quantificabile» attraverso merci e denaro: qualcosa, dunque, di neutro dal punto di vista etico. la felicità moderna ha quindi sempre meno a che fare con una vita «buona» - in armonia con gli altri, con se stessi e con il proprio ambiente. si identifica invece sempre più con il guadagno e la ricchezza. a questa «felicità» deviante e in ultima analisi tossica, scrive latouche in queste pagine, è oggi indispensabile contrapporre una frugalità sobria e serena, un'autolimitazione conviviale e gioiosa, veicolata, in maniera decisiva, dal nostro rapporto con il cibo e con l'alimentazione. contro gli eccessi dell'iperconsumo e dello spreco promossi dall'agricoltura produttivista e dalla grande distribuzione, ma anche contro il cibo spazzatura tipico dell'alimentazione globalizzata che con essa va di pari passo, latouche sostiene il ritorno a un'agricoltura rispettosa del suolo e della vita, alle gastronomie tradizionali - legate agli ingredienti locali - e a una fruizione del cibo integrata, in armonia con l'ambiente circostante. l'obesità, la fame, la malnutrizione, le carestie raccontano infatti una stessa contraddizione: quella di una società intossicata dalla crescita e che sta fagocitando la vita. a tutto ciò è necessario rispondere rallentando, riducendo e ridistribuendo, attraverso la costruzione di una società dell'abbondanza che sia al contempo felice e frugale.
L'ECONOMIA E' UNA MENZOGNA
Genere: ECONOMIA
Formato: DAISY
Livello di lettura: SECONDO LIVELLO
Risguardo di copertina
i saperi che si ammantano di scientificità nascondono talora un cuore di fede, l'adesione ottenebrante a un credo. serge latouche l'ha scoperto quando era un giovane economista allevato alle dottrine sviluppiste e da allora non ha smesso di sfatare la religione secolare che si annida nella scienza economica. in queste tre conversazioni - con thierry paquot, daniele pepino e didier harpagès - latouche per la prima volta racconta ampiamente di sé, di come sia diventato "ateo" e abbia concepito l'idea sociale della decrescita: le erranze della vita e del pensiero, tra francia, africa e oriente, il terzomondismo, i compagni di strada, la svolta verso un'ecologia politica, la determinazione a opporsi dal basso all'incultura dell'iperproduzione e dell'iperconsumo, il conio di espressioni ormai adottate da ampi movimenti, come "decrescita serena" e "abbondanza frugale". se i dogmi tossici dello sviluppo a ogni costo hanno spalancato l'abisso di una crisi senza fine, l'alternativa radicale secondo latouche è uscire dall'economia, nelle pratiche e nell'immaginario. il solo modo, per lui e per tutti gli obiettori di crescita, di recuperare una prosperità non mercantile ma relazionale
PER UN'ABBONDANZA FRUGALE
Genere: ECONOMIA
Formato: DAISY
Livello di lettura: PRIMO LIVELLO
Risguardo di copertina
che cos'è mai l'abbondanza frugale, oltre a un ossimoro che lega provocatoriamente due opposti, a un'ennesima parola d'ordine suggestiva e impraticabile? se qualcuno replicasse così alla prospettiva di una convivenza capace di sobrietà non punitiva, verrebbe preso sul serio da serge latouche, e contraddetto con ottime ragioni. agli argomenti di chi dissente da lui e dagli altri, sempre più numerosi, "obiettori'di crescita", il maggior teorico della decrescita dedica questo libro, ormai necessario dopo anni di malintesi, resistenze, travisamenti strumentali, accese controversie. gli sviluppisti incrollabili, o gli scettici poco inclini a dar credito alle logiche antieconomiche, troveranno qui il repertorio delle loro tesi e delle loro perplessità, smontate una a una. sarà difficile continuare a sostenere con qualche fondatezza che la decrescita è retrograda, utopica, tecnofoba, patriarcale, pauperista. la crisi devastante che stiamo vivendo la indica invece come l'uscita laterale dalla falsa alternativa tra austerità e rilancio scriteriato dei consumi. un'abbondanza virtuosa, ci avverte latouche, è forse l'unica compatibile con una società davvero solidale.