Risguardo di copertina
il diritto alla città di cui ci parla henri lefebvre in questo suo straordinario e lungimirante lavoro non esprime semplicemente la rivendicazione di bisogni essenziali. esso si configura piuttosto come una qualità specifica dell'urbano, che comprende l'accesso alle risorse della città e la possibilità di sperimentare una vita urbana alternativa alle logiche e ai processi di industrializzazione e di accumulazione del capitale. "il diritto alla città - scrive infatti lefebvre - si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all'individualizzazione nella socializzazione, all'habitat e all'abitare. il diritto all'opera (all'attività partecipante) e il diritto alla fruizione (ben diverso dal diritto alla proprietà) sono impliciti nel diritto alla città". tale diritto passa perciò attraverso la rottura dei dispositivi di controllo e di omologazione della vita quotidiana, attraverso una riappropriazione dei tempi e degli spazi del vivere urbano che richiede una nuova configurazione delle relazioni sociali, politiche ed economiche, a partire da un drastico cambiamento nell'arena decisionale. "il nostro principale compito politico, suggerisce lefebvre, consiste allora nell'immaginare e ricostituire un modello di città completamente diverso dall'orribile mostro che il capitale globale e urbano produce incessantemente". prefazione di anna casaglia.