Risguardo di copertina
negli ultimi anni, la memoria collettiva dell'unità d'italia è stata messa in discussione e si sono moltiplicate le controstorie sul risorgimento, in particolare da parte del movimento neoborbonico. una rilettura della storia che vede nella spedizione garibaldina e nell'annessione del regno delle due sicilie una vera e propria conquista coloniale da parte di un potere straniero, con tutte le conseguenze di violenza e subordinazione. i neoborbonici sostengono che i sabaudi avrebbero depredato il meridione, impoverendolo a vantaggio del settentrione, causando arretratezza culturale ed emigrazione di massa e lasciandolo in una condizione di inferiorità economica e sociale. secondo questa fantasiosa interpretazione del passato, il più grande complesso siderurgico della calabria sarebbe stato volutamente lasciato decadere per favorire l'industria settentrionale; le riserve auree dei borbone e il sistema bancario del regno sarebbero stati depredati per riempire le casse sabaude. una visione che considera i briganti come eroi resistenti, l'assedio di gaeta come un evento da mitizzare, promuove giornate del ricordo per le vittime borboniche ma dimentica i tantissimi patrioti meridionali che si sono battuti per un'italia unita. attraverso un'appassionata e documentata analisi, lo storico andrea mammone esamina le numerose narrazioni antirisorgimentali e ne mette in luce le distorsioni, dissezionando il mito che le accompagna, raccontando le contraddizioni e la realtà del regno delle due sicilie e ripercorrendo i fatti ignorati dalla galassia revisionista. partendo dal presupposto che il fenomeno del neoborbonismo è indissolubilmente legato alle attuali condizioni economiche e politiche. perché l'abbandono del sud è reale, e alimenta «il fascino di una narrazione che, in linea con le tendenze populiste odierne, e sfruttando alcune paure e malumori popolari, spinge al vittimismo e scarica le responsabilità su un nemico (immaginario o reale), offrendo soluzioni facili a problemi complessi».