Risguardo di copertina
nei due decenni successivi alla rivoluzione di khomeini, mentre le strade e i campus di teheran erano teatro di violenze barbare, azar nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del satana occidentale: la letteratura. è stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
Risguardo di copertina
le cinque lettere che fra il 2019 e il 2020 azar nafisi ha indirizzato al padre, proseguendo un dialogo che la morte di lui non ha interrotto, sono la più persuasiva risposta a questo cruciale interrogativo. mentre intorno a lei, anche negli stati uniti, la realtà si fa sempre più allarmante dall’affermarsi di tendenze totalitarie alla pandemia di covid-19 e indignazione e angoscia paiono sopraffarla, azar nafisi torna a immergersi nei libri che più ha amato, e ci mostra, intrecciando racconto autobiografico e riflessione sulla letteratura, come salman rushdie e zora neale hurston, david grossman e margaret atwood, e altri ancora, l’abbiano accompagnata nei momenti più difficili, come veri e propri talismani. e le abbiano dischiuso, con la loro multivocalità, inattese prospettive: insegnandole per esempio a dubitare della soffocante dicotomia tra aggressore e vittima; a vedere nell’odio e nella rabbia, in apparenza capaci di conferire identità, una fuga dal dolore a comprendere che le grandi opere letterarie sono davvero pericolose, giacché smascherano ogni impulso tirannico, fuori e dentro di noi. sicché leggerle pericolosamente significa accogliere l’irrequietezza e il desiderio di conoscenza di cui ci fanno dono.