Risguardo di copertina
non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera. di affari, di voti, di chi si è comportato "da stracristiano" e di chi invece non "ha abbassato la testa". parlano, gli uomini della 'ndrangheta, ma non dicono tutto. fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento. e anche oggi che la vecchia 'ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l'imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la 'ndrangheta è "la più bella cosa perché ha le più belle regole": ha rituali, precetti, norme, principi. "noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati" dice un boss calabrese. anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: "non si sgarra e non si scampana", "chi tradisce brucerà come un santino", "la famiglia è sacra e inviolabile". persino la penetrazione nelle ricche regioni del nord non ha mutato gli equilibri di un'organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla calabria, "la forza è là, la mamma è là", le radici della 'ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell'aspromonte.
Risguardo di copertina
come funziona veramente il nostro sistema giudiziario? quali leggi sono efficaci e quali invece intralciano l'azione della magistratura? quali provvedimenti potrebbero essere utili a rendere davvero ostile il terreno per la criminalità organizzata in italia e nel mondo? nicola gratteri, procuratore aggiunto presso la direzione distrettuale antimafia di reggio calabria, torna a dialogare con antonio nicaso, studioso tra i massimi esperti mondiali di 'ndrangheta, per aiutarci a comprendere meglio gli ingranaggi di quella complessa macchina del sistema giustizia, la cui riforma ormai non è più procrastinabile. le proposte avanzate finora dal governo non sembrano capaci di risolvere i tanti problemi in campo, come la lunghezza dei processi, le carenze di organico nei tribunali e nelle procure più esposte alla lotta contro le mafie e il malaffare politico. ben altre sono, secondo nicola gratteri, le riforme che potrebbero aiutare la giustizia: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che ricalcano ancora lo schema ottocentesco, quando le distanze venivano coperte a dorso di mulo, la riduzione del numero dei tribunali, l'utilizzo della posta elettronica per l'esecuzione delle notifiche, la depenalizzazione dei reati minori per riservare il processo penale alle questioni di maggiore allarme sociale e tanti altri piccoli accorgimenti studiati nell'interesse esclusivo della giustizia. come le tanto contestate intercettazioni che, sottolinea il magistrato, a reggio calabria costano 11 euro più iva al giorno contro i 3000 di un pedinamento da roma a reggio calabria (che spesso non garantisce il risultato, perché talvolta il pedinato se ne accorge e riesce a farla franca). anche se in italia siamo più avanti rispetto al resto del mondo nella legislazione antimafia, c'è ancora molto da fare. serve la volontà di tutti, per offrire gli strumenti migliori alla magistratura e alle forze dell'ordine, senza intaccare i diritti e le garanzie fondamentali. perché la giustizia è una cosa seria, ripete spesso gratteri, e meriterebbe una riforma seria, non strillata, espressione di scelte condivise, concepite nell'interesse generale.