Risguardo di copertina
nel giugno del 2022 leoluca orlando lascia palazzo delle aquile, la sede del municipio di palermo. in quelle stanze ha passato, a più riprese e con qualche pausa, ventidue anni. la prima elezione data 1985: i giornali non solo italiani parlavano del capoluogo siciliano come della «capitale della mafia», non c’era ancora stato il maxiprocesso, e mancano ancora sette anni agli attentati che costeranno la vita ai giudici falcone e borsellino. poi, nella città sconvolta dagli attentati, inizia la primavera di palermo, di cui orlando sarà in parte guida e senza dubbio simbolo e testimone a livello internazionale. nel mentre cambia l’italia, scossa da tangentopoli e dallo stragismo mafioso, e il mondo intero con la caduta del muro di berlino. comincia da quei giorni questo lungo e serrato dialogo tra constanze reuscher e leoluca orlando, da quella «palermo come beirut», segnata dalle bombe e dalla paura, per arrivare alla metropoli cosmopolita di oggi, luogo di pace, di diritti, di accoglienza. incalzato dalle domande della giornalista, u sinnacu, come ancora lo chiamano i palermitani, racconta la sua formazione politica, rivendica il lavoro svolto, ammette gli errori e le sconfitte, ricorda i momenti più drammatici e getta nuova luce su episodi polemici e scontri, come quello, rimasto nell’immaginario comune degli italiani, che lo contrappose a giovanni falcone. ma soprattutto in questo libro orlando, senza risparmiare giudizi sull’attuale situazione politica e sulle prospettive del sud in europa, fornisce gli elementi per decifrare l’«enigma» di una parabola duratura e avvincente come la sua, così simile, per contraddizioni e svolte, per ombre e ripartenze, alla città che ha rappresentato e a cui ha dedicato una vita intera. la stessa città che orlando, dopo quarant’anni di politica attiva spesso turbolenta, riconosce oggi come «il mio unico, vero partito: palermo».