Risguardo di copertina
una madre, una figlia, una nipote. tre figure femminili travolte dalla storia e dai suoi orrori. un indumento magico, un feticcio: lo scialle che protegge e nasconde. in pagine sobrie ed essenziali, con pochi, nitidi tratti, cynthia ozick riesce a narrare l'inenarrabile: l'esperienza del lager, la sopravvivenza al lager. nel racconto febbricitante e visionario di rosa, una donna, una madre che ha perduto la figlia e con essa ogni ragione di vita, il passato incombe sul presente e il presente si volge al passato. il prima e il dopo si richiamano di continuo, senza apparente via di scampo. cosã¬, trentacinque anni dopo, l'esilio volontario e l'estraneitã al mondo di rosa rasentano una follia che si erge a baluardo contro la disperazione e contro i tentativi di intrusione altrui. tutto le appare una grottesca riproposta della tragedia, perciã² rifugge ogni contatto, respinge ogni approccio, rifiuta ogni essere umano. con una eccezione, tuttavia, che insinua una tenue speranza, in quello che ãš un piccolo capolavoro della letteratura ebraico-americana.