Risguardo di copertina
"voi dovete condannarmi, dovete farmi restare per sempre in carcere e curarmi. perché, se esco, lo rifarò. ucciderò di nuovo. con il piacere di vedere, negli occhi dei ragazzini che implorano, la paura di chi non può difendersi dalla violenza." la stessa paura, la stessa violenza che lui stesso ha subito. rifiutato dalla madre, cresciuto in brefotrofio, ripetutamente seviziato: ecco il mostro che a diciannove anni ha ucciso un adolescente e quattro bambini. per capire il desiderio di distruzione di certe persone bisognerebbe scavare fra le loro macerie interiori. e' quello che fa con competenza e profonda sensibilità maria rita parsi, raccontando cinque 'storie di orrore' dal punto di vista del mostro: madri che uccidono i figli, figli che fanno a pezzi i genitori con la precisione di un chirurgo, giovani che meditano con lucidità vere e proprie stragi. la narrazione in prima persona consente di ripercorrere l'iter psicologico che ha portato all'esplosione della follia. di trauma in trauma, di rifiuto in rifiuto, fino alla difesa estrema: infliggere la violenza per non subirla. come spiegare la furia distruttrice che si abbatte su famiglie apparentemente normali, famiglie 'felici'? qual è lo spartiacque tra normalità e follia all'interno della famiglia? la seconda parte del libro è l'analisi tagliente di un orrore che riguarda, indistintamente, tutti. nelle storie di ragazzi e ragazze come erika ci sono le mille piccole violenze quotidiane della 'normalità', c'è l'indifferenza, c'è il disagio di molti adolescenti. afferma il giovane gabriele: "la mia adolescenza è stata un'infelicità abissale che nessuno vedeva. anch'io ho ucciso. per farlo non ho usato un coltello, ma è stato solo un caso". la verità è che ogni tragedia somiglia ad altre già avvenute o solo sfiorate, o che, ancora, potrebbero determinarsi. tragedie annunciate, sempre. da segni premonitori, da disperate richieste di aiuto. tragedie che si possono prevenire. come confermano le testimonianze - riportate alla fine del libro - di chi è stato salvato a un passo dall'abisso.
Risguardo di copertina
la felicità è un'aspirazione che accomuna ogni essere umano, un'esigenza legittima e un diritto innegabile. ma è svilente considerarla semplicemente un punto d'arrivo, che a volte ha i tratti confusi di un sogno irraggiungibile. perché la felicità è innanzitutto una ricerca, un percorso consapevole che serve a lasciare ai pensieri più profondi e alle esigenze più nascoste la forza di esprimersi e di trasformarsi in azione contagiosa. perché la felicità - che non è mai una condizione permanente ma è effimera nell'esperienza degli esseri umani - è prima di tutto un agire. e sono i piccoli gesti quelli che fanno ogni giorno la differenza. il dolce piacere di accogliere chi si aspetta una porta sbattuta in faccia, la scoperta di essere capaci di ribaltare un rapporto negativo, l'importanza di sentirsi accettati pur nella propria diversità, capiti anche nelle paure più segrete. non sono che piccole ricette per riuscire a raggiungere e a donare a se stessi e agli altri la felicità. una parola spesso abusata e fraintesa, che trova la sua vera essenza nelle cose più semplici. un percorso che ci guida, attraverso molteplici aspetti della vita quotidiana, verso la scoperta della felicità.