Risguardo di copertina
"il dio che danza" racconta i viaggi dell'autore sulle tracce di un fenomeno antichissimo e universale: la trance da possessione indotta dalla danza e dalla musica. nell'antica grecia veniva praticata in nome di dioniso, il "dio folle" di omero. ma dioniso era anche "dispensatore di gioia": il dio "che scioglie", "che libera", lasciando che la vita rompa i margini fragili dell'io e delle norme sociali. il cammino di paolo pecere inizia dal tarantismo in puglia, sulle orme di ernesto de martino, e, seguendo collegamenti storici e mitologici, prosegue in india meridionale, dove nel theyyam gli dei entrano nel corpo dei danzatori, appartenenti alle caste più basse. approda poi in pakistan, dove il pensiero scivaita teorizzava che "il sé è un danzatore" e i sufi vanno in estasi ruotando al ritmo della musica; in africa, dove è possibile osservare le possessioni dello zâr e del vodu; infine in brasile, dove il vodu, arrivato con la tratta degli schiavi, si affianca alle culture e ai culti indigeni, tra cui lo sciamanismo amazzonico. nell'ultima tappa, new york, riemerge la questione che attraversa e guida tutto il percorso: che cosa resta di questo tipo di pratiche nel mondo odierno? le antiche forme assumono oggi nuove funzioni: nel subcontinente indiano le danze estatiche veicolano tensioni religiose e sociali, in africa e brasile sostengono l'identità culturale di chi è stato colonizzato, negli stati uniti si accompagnano allo sviluppo della cultura lgtbq. lo sciamanismo dell'amazzonia, infine, diventa principio di resistenza contro la distruzione capitalistica della grande foresta.
Risguardo di copertina
marco e gloria si perdono sui monti himalayani, in una valle senza uscita oltre il confine della cina, tra ghiacci che si sciolgono e nessun segno di vita. gloria scivola in un crepaccio e scompare. erano arrivati fin qui in cerca di chen, il padre cinese di lei, uno degli studenti di piazza tienanmen, diventato poi ricco imprenditore in africa, giocatore d'azzardo nei casinò di macao, infine pellegrino nei monasteri buddhisti tibetani. di lui gloria ha avuto notizie solo dai racconti di sua madre. all'arrivo della ragazza, con le sue domande sul passato, chen è sparito e sembra si sia incamminato verso le montagne. ma interviene sulla scena un nuovo personaggio, liang, vecchio amico e amante di chen, che ripercorre nella memoria la propria vita di poeta attraverso la violenza del novecento cinese, mentre marco cerca gloria, e ricorda i loro anni insieme tra berlino e roma. due storie si sovrappongono negli eventi di pochi giorni, mentre i due narratori seguono le tracce della figlia e del padre. un romanzo sul tempo, quello europeo che sembra non muoversi oltre il novecento, e quello cinese che accelera sul futuro cercando di rimuoverlo, su mondi e lingue che si cercano e si respingono, tra roma, berlino, hong kong e il tibet, sul passato tragico di una famiglia e di un secolo che come un sortilegio impedisce l'amore e torna a chiedere il conto.