Risguardo di copertina
"la gente sostiene che sono pazzo. io sono il figlio di albert einstein." a parlare è eduard, il figlio dolcissimo, intelligente e - tragicamente pazzo di albert einstein. amato teneramente eppure abbandonato in un manicomio, è l'unico problema che suo padre non sia riuscito a risolvere. lui - il genio matematico, il padre della più rivoluzionaria teoria scientifica degli ultimi secoli, l'ebreo scampato per miracolo all'olocausto, il venerato professore americano, l'uomo impertinente, sempre libero e coraggioso - rimane disarmato di fronte ai primi sintomi, alla diagnosi di follia, all'ineluttabile definitività della perdita. albert sa di essere impotente, mentre la storia incombe su di lui e lo costringe a fare una scelta dolorosa, quella della sopravvivenza oltreoceano. eduard ha vent'anni, ha la vivacità del padre, per il quale nutre un'ironica venerazione, e la consapevolezza di dover fare i conti con una mente troppo grande. lo pensa, si interroga, si perde nei meandri della propria pazzia, vive fuori dal mondo. unica figura famigliare a restargli accanto, fino alla fine, è sua madre, che lascia tutto per dedicare l'esistenza a quel ragazzo sfortunato. padre, madre, figlio: tre voci, tre fili che si intersecano sullo sfondo del novecento per tessere il lato oscuro nell'epopea di un gigante.