Risguardo di copertina
Siamo a Milano, nei primissimi anni Cinquanta del Novecento. In un appartamento in subaffitto, a dieci minuti a piedi dal Duomo, vivono Andrea, Sonia, Augusta, Roy e Bettina, la narratrice. Andrea e Sonia sono sposati: lui, professore di lettere e barone, è redattore di “Nova Pravda” e scrittore. Lei, appena sedicenne, è una creatura mutevole e gentile, quasi una piccola fata. Augusta, zia di Sonia, ha seguito dalla natìa Firenze a Milano la nipote rimasta orfana, anche per sorvegliare sul suo strano matrimonio, dato che Andrea una moglie, sposata quand’era ancora ragazzo giù in Calabria, ce l’aveva già. Roy, figlio della padrona di casa, è un ragazzo elegante e infelice, con un bel viso e occhi che non ridono mai. Bettina, infine, diciottenne di origini abruzzesi e partenopee insieme, scrive come Andrea. Scrive racconti di stile neo-realista, rappresentando con non poca fatica, perché a scuola non è mai andata, “quel mondo mediterraneo da cui eravamo appena fuggiti, e il cui azzurro, unito alla grande tristezza degli uomini” non cessa di sollecitarla e stupirla. È un gruppo eterogeneo e formatosi casualmente quello che Bettina racconta, ma, nonostante questo, tutti i suoi componenti si legano subito d'affetto l'un l'altro e nasce tra loro una solidarietà profonda, fondata anche sul fatto che tutti coltivano ideali politici piuttosto vicini, ispirati al socialismo o al comunismo, e tutti amano l’arte e la letteratura. Non ultimo fattore comune ai nostri protagonisti è la precarietà finanziaria, mai disgiunta, però, dalla speranza. Speranza viva in quel primo incontro con Milano, una città che, per accoglierli, ha spalancato le braccia…