Risguardo di copertina
Non si è mai parlato così tanto di mangiare. E non si è mai mangiato così male. Fateci caso. Da una parte escono le guide, cappelli, forchette, stelle e controstelle Michelin, le università del gusto, la caciotta come arte contemporanea, i convegni sull'etica nicomachea del barolo, con relativa abbondanza di cuochi d'artificio in Tv. Dall'altra escono rapporti che segnalano sempre più il diffondersi sulle nostre tavole di torroncini con i vermi, funghi porcini con larve morte e panini all'amianto. Forse tra le due cose non c'è un nesso. Però, ecco, abbiamo come la sensazione che ci stiano mettendo le mani nel piatto. In effetti, il cibo è diventato una moda. E delle mode, si sa, bisogna sempre diffidare. Quando una cosa viene trasformata in totem intoccabile, indiscutibile e meritevole solo di adorazione, scatta automatico il sospetto che dietro si nasconda qualche inganno. Se poi l'inganno si nasconde dietro il nostro quotidiano companatico, c'è da preoccuparsi. Sensazioni? Forse sì. Ma se provate a guardare come è cresciuto negli ultimi tempi il conto al ristorante (si è arrivati persino all'assurdo di vendere un'omelette per un milione e mezzo di vecchie lire) o se provate a contare i soldi spesi dagli enti locali per pagare il consulente delle sardine o per far viaggiare gratis i funzionari con la scusa che promuovono la mortadella e altri sapori italiani, forse la sensazione viene anche a voi. E, di conseguenza, la voglia di leggere questo libro. Altrimenti? Altrimenti siete fritti.