Risguardo di copertina
"IO SONO UNA MACCHINA FOTOGRAFICA CON L'OBIETTIVO APERTO" DICHIARA L'ALTER EGO DI CHRISTOPHER ISHERWOOD ARRIVANDO NELL'AUTUNNO DEL 1930 A BERLINO, DOVE RESTERà FINO AL 1933. UN OBIETTIVO - SI PUò AGGIUNGERE - INESORABILE, ATTRAVERSO IL QUALE PARTECIPIAMO COME DAL VIVO AI SUOI INCONTRI NEL CUORE PULSANTE DI UNA REPUBBLICA DI WEIMAR CHE SI AVVIA AL SUO FOSCO TRAMONTO: DA UN'ECCENTRICA, ANZIANA AFFITTACAMERE ALLA SENSUALE SALLY BOWLES, ASPIRANTE ATTRICE UN PO' SVAMPITA, A OTTO, OMBROSO PROLETARIO DICIASSETTENNE, A NATALIA LANDAUER, RAMPOLLA DI UNA COLTA FAMIGLIA EBREA DELL'ALTA SOCIETà. TRA CABARET E CAFFè, TRA CASE SIGNORILI E SQUALLIDE PENSIONI, TRA IL PUZZO DELLE CUCINE E QUELLO DELLE LATRINE, TRA FILE PER IL PANE E MANIFESTAZIONI DI PIAZZA, TRA CRISI ECONOMICA E CUPA EUFORIA - DA NULLA DETTATA E IN BILICO SUL NULLA -, ISHERWOOD METTE IN SCENA "LA PROVA GENERALE DI UN DISASTRO" E CI FA ASSISTERE ALLA "RESISTIBILE ASCESA DEL NAZISMO". NON SOLO: COGLIENDO CON IRONIA CORROSIVA I PRESAGHI RINTOCCHI CHE ACCOMPAGNANO LA GRANDEUR DI UN MONDO "INUTILMENTE SOLIDO E PESANTE", CI CONSEGNA UNA SCABRA NARRAZIONE CHE CI RICORDA COME LA STORIA - E OGNI STORIA - SIA SEMPRE CONTEMPORANEA.