Risguardo di copertina
Gorizia, luglio 2006. Haya Tedeschi è una donna anziana. Siede accanto alla finestra al terzo piano di un vecchio palazzo austroungarico e aspetta l’arrivo di una persona attesa per sessantadue lunghi anni. Quella persona è suo figlio, avuto da un ufficiale delle SS e poi rapito dalle autorità tedesche per essere inserito in un programma segreto di ripopolamento della Germania chiamato Lebensborn. Durante gli anni della guerra, Haya si è costruita una corazza. Ha scelto di non vedere, di non sapere, di costringere il tempo a scivolare e passare senza lasciare traccia. Ma nel 1976, a Trieste, inizia il processo contro gli imputati per i crimini commessi nella Risiera di San Sabba e le notizie, insieme ai ricordi, si riversano in lei fino a prostrarla. La ricerca del figlio scomparso si trasforma in un viaggio-documentario che riporta a galla la verità sulle atrocità commesse nel campo di lavoro di Treblinka, sui treni che da Trieste partivano per la Germania con il loro carico di deportati, sui silenzi colpevoli delle istituzioni che sapevano e non denunciavano, sull’immane tragedia che fu la Seconda Guerra Mondiale.