Risguardo di copertina
Scritti direttanmente da Jung (1875-1961) nelle parti più drammatiche, ricavati in parte da documenti e da conversazioni con Aniela Jaffé, che ne ha curato la stesura d'insieme, questi 'Ricordi' ricostruiscono la formazione del grande psicologo in un'autobiografia che è, naturalmnete, un'autoanalisi, e dunque un'autocrirtica. Jung ricerca se stesso nella propria infanzia; nelle impressionanti e decisive immagini dei sogni iniziali, nella rievocazione dei viaggi, dei primi interessi per il mondo dell'antropologia e, infine, nel grande 'nodo' della sua vita, che rispecchia quasi simbolicamente una delle bipolarità della psiche e della cultura moderna: l'incontro e lo scontro con Freud. L'esigenze di postulare un inconscio collettivo oltre quello individuale, l'aprirsi all'orizzonte mistico e religioso sembrano scaturire dalla convinzione junghiana che Freud non spinge fino in fondo la propria analisi, bloccato com'è dalla 'rimozione' di alcuni problemi fondamentali. Così, paradossalmente, Jung si presenta come l'analista di Freud, mentre a sua volta è tenuto a bada da un proprio dramma, che testimonia la tenace presenza di Freud nel suo pensiero.